Quando pensiamo agli squali l’habitat al quale facciamo riferimento è sempre il mare. Tuttavia non esistono solo squali di acque salate, poiché pochissime specie sono in grado di risalire anche i fiumi per centinaia di km, di vivere in zone lacustri, estuarine e costiere: è il caso dello Squalo dello Zambesi Carcharhinus leucas, così nominato perché avvistato per la prima volta nel suddetto fiume africano. E’ un parente stretto dei comuni squali grigi, degli squali martello, delle verdesche, degli squali tigre e di tante altre specie appartenenti alla famiglia dei Carcharhinidae. Nonostante non superi i 3.5 metri di lunghezza e i 350 kg di peso, questo squalo è tra i più pericolosi al mondo ed è il maggiore responsabile di attacchi fatali all’uomo. Il motivo che rende questo pesce particolarmente aggressivo è l’elevato livello di un ormone steroideo, il testosterone, che fa reagire lo squalo con violenza anche alla più flebile delle provocazioni. Addirittura c’è chi ritiene che questa specie sia la responsabile degli attacchi del Jersey Shore del 1916, dai quali trasse ispirazione Peter Benchley per il romanzo Lo Squalo.
C. leucas ha un corpo particolarmente tozzo, grigio scuro sul dorso e bianco-giallastro sul ventre ed è uno dei pochi squali che riesce a vivere non solo in ambienti costieri marini, ma anche in ambienti lagunari, fluviali ed estuarini, sia tropicali che sub-tropicali, dal Massachusetts al Brasile (dove addirittura è stato rinvenuto a 3.700 km dalla costa, all’interno del Rio delle Amazzoni) e dal Marocco all’Angola nell’Atlantico, dal Sud Africa all’Australia attraverso il Kenya, l’India e il Vietnam nell’Oceano Indiano e da Baja California all’Ecuador nell’Oceano Pacifico.
Vive anche nelle acque dolci del Lago Nicaragua, nei fiumi Gange e Bramaputra, negli stati di Bengala Occidentale ed Assam e del vicino Bangladesh, nell’estuario di Santa Lucia in Sudafrica, nel fiume Zambesi, nel fiume Brisbane, nei canali della Gold Coast in Queensland e nel Mississippi. Si riproduce in tarda primavera-estate negli estuari e nelle lagune costiere e, dopo una gestazione di 12 mesi, la femmina partorisce dai 4 ai 10 piccoli di circa 70 cm che impiegheranno circa 16 anni per raggiungere la maturità sessuale. I piccoli, appena nati, migrano nelle acque dolci e a 2 anni intraprendono, in seguito, la migrazione in mare aperto.
Comunemente C. leucas vive in ambienti ipersalini ma è stato ritrovato anche in aree fangose a bassa salinità. Cosa fa differire questa specie di squalo dalle altre, permettendole di sopravvivere anche in acque dolci? Tutto sta nel meccanismo osmoregolativo dei pesci cartilaginei come gli squali che sono isosmotici (ovvero hanno una uguale concentrazione di sali) rispetto all’ambiente in cui vivono, regolando i soluti corporei mediante la concentrazione di urea, di ossido di trimetilammina e mediante la ghiandola rettale, un organo endocrino che consente il trasporto attivo di ioni salini. Carcharhinus leucas giovane che vive in acque dolci questa ghiandola è ridotta in comparazione con gli individui marini adulti o estuarini, così come i livelli di urea sono inferiori, riuscendo a ridurre la concentrazione dei soluti fino al 50%. L’efficienza della ghiandola rettale e il contenuto di urea aumentano via via che questa specie passa dagli ambienti di acqua dolce a quelli salati, così da regolare sia i meccanismi di osmoregolazione che di trattenuta dei sali per equilibrarsi con l’ambiente esterno.