Quello che era fino a poco fa un sogno, è diventato realtà il 15 gennaio del 2017, quando ci siamo ritrovati all’aeroporto di Fiumicino con i miei compagni di viaggio, capitanati come al solito dal fotografo del National Geographic, Sergio Riccardo. La meta, stavolta, era la Norvegia del Nord. L’attesa e la voglia di respirare l’aria norvegese si faceva sempre più forte, così come il desiderio di osservare, per la prima volta, uno dei fenomeni più emozionanti di sempre: l’aurora boreale. Arriviamo all’aeroporto di Oslo con un leggero ritardo che, purtroppo, ci ha fatto perdere la coincidenza per Bardufoss, la piccola cittadina che dovevamo raggiungere come meta finale del nostro itinerario. Decidiamo quindi di prendere il volo successivo delle 21 e, nell’attesa, ci siamo concessi una breve pausa all’insegna di un bel panino col würstel e una bella birra, alla modica cifra di 10 euro al boccale!!!! Ecco che finalmente, dopo altre due ore di viaggio, atterriamo a Bardufoss dove ci attende il pulmino che ci guiderà fino all’isola di Senja e ai nostri alloggi. La sensazione di calpestare la neve dell’estremo nord con gli scarponi era uno sfizio che nutrivo da tempo, soprattutto sentir scricchiolare i fiocchi e il ghiaccio sotto le suole. Durante il viaggio in pullman, mentre molti ragazzi del nostro gruppo riposavano, mi sono messa le cuffie alle orecchie, sperando di avvistare qualche aurora all’orizzonte. La fortuna non è stata dalla mia parte, almeno per le prime ore che stavo passando in quel luogo, così ostile all’essere umano ma allo stesso tempo così affascinante. Dopo poche ore di sonno ci alziamo l’indomani mattina alle 7 e qualcosa, pronti per una abbondante colazione e per la nostra prima uscita in barca, alla ricerca delle orche e delle balene. Il buffet non poteva che offrirci il salmone norvegese tra le varie portate, così morbido e profumato che si poteva percepire già l’odore del mare. Raggiungiamo a stomaco pieno la barca che ci avrebbe dato la possibilità, per tre giornate, di cercare e osservare le orche e le balene nell’Atlantico settentrionale. Il tempo era discreto e il mare, almeno per il primo giorno, ci ha dato tregua. Mentre eravamo tutti pronti con le mute stagne, catturavamo con le nostre macchine fotografiche le prime luci del “giorno” che illuminavano i monti innevati retrostanti; d’altronde in inverno, per me sei mesi, è quasi sempre buio! Purtroppo non abbiamo scorto nessuna pinna all’orizzonte ma, al nostro rientro in porto, ecco che appare il dorso di una megattera a pochi metri dalla nostra barca e, soprattutto, dal molo del porto. Volevamo indossare nuovamente le mute e immergerci con lei, ma non ci è stato possibile, poiché il mammifero ha subito preso il largo sparendo tra le acque nere e gelide dell’isola di Senja.
Un po’ amareggiati dalla prima giornata in mare, ci siamo consolati la sera con una deliziosa cenetta a base di merluzzo e cheesecake ai frutti di bosco!! Martedì mattina ci svegliamo con una piacevole sorpresa: il comandante ha deciso di cambiare fiordo e di spostarsi con la barca più nord, a un centinaio di chilometri dal nostro campo base. Arriviamo in questo paesino immerso tra le montagne e la neve di uno dei mille fiordi norvegesi, pronti a ricercare di nuovo i nostri amati mammiferi marini. Purtroppo il tempo e le condizioni marine stavolta non sono state dalla nostra parte e, dopo poco più di due ore, siamo dovuti rientrare in porto e attendere che ci venissero a prendere per tornare al campo base. Abbiamo ingannato l’attesa con le solite birre, del buon vino piemontese e un po’ di carne di renna, bella salata e rinvigorente. Tornati a Senja, ci siamo piazzati al faro del nostro alloggio alla ricerca delle aurore boreali, scorgendo giusto qui e lì qualche linea verde all’orizzonte, ormai cosparso di nuvole e abbiamo terminato la nostra giornata con una bella amatriciana fatta in casa!!! Mercoledì mattina, il terzo giorno della nostra spedizione, ci siamo alzati convinti di tornare in barca e, invece, si è presentata di fronte a noi una vera e propria tempesta di neve. Il cielo grigio e il mare molto mosso non ci hanno lasciato scelta: abbiamo preso la macchina e, in due turni, ci siamo diretti a Gryllefjord, un paesino distante 20 km circa dai nostri alloggi, dove abbiamo fatto la spesa per cucinarci una bella gricia romana la sera stessa. Nel medesimo pomeriggio, affranti dal cattivo tempo, abbiamo anche visitato la casa dei Troll a Senja e siamo andati Skaland, un paesino poco distante. L’indomani mattina eccoci di nuovo alle prese con la tempesta di neve, stavolta più intensa e, proprio per questo, ci siamo presi la giornata a disposizione per visitare Finnsnes, l’unico paesino a un’ora di macchina da Senja che presenta qualche negozio, qualche caffetteria e un centro commerciale. Durante il viaggio abbiamo avuto anche la fortuna di imbatterci nelle renne e di osservarle da vicino. Fatte le nostre spese come di consuetudine, torniamo ai nostri alloggi e ci concediamo un’oretta di relax alle terme dell’albergo, all’insegna della sauna e delle vasche idrotermali. Il penultimo giorno decidiamo invece di allontanarci dall’isola di Senja per dirigerci nella taiga norvegese e intraprendere una nuova avventura in slitta con i cani. Era la prima volta che la facevo e non avevo mai visto dei cani da slitta così entusiasti di correre e affondare nella soffice neve. Le slitte erano peraltro tutte in legno e per riscaldarci ci hanno offerto anche delle pelli di renna da mettere sulle gambe.
Dopo due orette di corsa, tra le conifere innevate e paesaggi mozzafiato illuminati dal lieve calore del sole, siamo rientrati e ci hanno offerto, per pranzo, una zuppa di carne di pecora, davvero deliziosa. Giunto il momento di rientrare a Senja, corriamo subito al faro per cercare di catturare l’aurora con le nostre macchine ed ecco che davanti a noi si presentano strisce verdi da ogni dove, squarci nel cielo e tra le montagne: finalmente siamo riusciti a catturare l’aurora boreale e abbiamo brindato, la sera stessa, degustando vini di ottima qualità accompagnati dalla pasta al forno fatta in casa e dai formaggi locali. Siamo giunti infine all’ultimo giorno della nostra avventura, a Sabato 21 gennaio. Tentiamo il tutto per tutto per cercare di vedere le orche e le balene ma, purtroppo, neanche quest’ultima uscita ci è stata favorevole e, per renderla più piacevole, ci siamo consolati la sera con würstel, purè e gli ultimi scatti a una aurora che ci ha lasciato a bocca aperta. Tuttavia, quando domenica 22 gennaio abbiamo lasciato il nostro albergo, ci siamo voltati verso quel mare che ci ha lasciato l’amaro in bocca, promettendoci che saremmo ritornati presto nella terra dei vichinghi e siamo tutt’ora certi che, la prossima volta, ci regalerà delle emozioni ancora migliori.