L’orso polare Ursus maritimus, chiamato anche orso bianco, è il più grande carnivoro terrestre esistente insieme all’orso kodiak. L’epiteto specifico “maritimus” attribuito a questo mammifero deriva proprio dall’habitat naturale in cui vive, ovvero l’Artide. Possiamo infatti trovarlo in Canada, Stato dove se ne registra la massima presenza (60%), in Russia, Alaska, Groenlandia, Norvegia (Svalbard) e Islanda. Durante l’inverno e la primavera, l’orso polare vive principalmente sulla banchisa, dove in estate le temperature raggiungono a malapena i 10°C, mentre in inverno i meno 30°C. Il nome comune “orso bianco” deriva invece dalla sua pelliccia bianca che, in estate, tende a scurirsi. In realtà la pelle sottostante, osservata con luce ultravioletta, è nera, donando a questo animale la possibilità di assorbire le frequenze UV per riscaldarsi e produrre energia termica. Inoltre, possiede uno strato di grasso spesso 10 cm che li protegge dal freddo. I peli di questo animale, invece, non sono pigmentati di bianco, ma sono cavi e trasparenti. Grazie a questi, l’orso bianco riesce ad isolarsi termicamente dal freddo, surriscaldando il corpo a temperature superiori ai 10°C. Infatti, se osservati con una videocamera ad infrarossi, gli orsi polari sono a malapena visibili, ad eccezione delle zampe e del muso che emanano calore percepibile. Le zampe, in particolare, fungono da vere e proprie “racchette da neve”, evitando a questi mammiferi di rompere il ghiaccio e di distribuire bene il massiccio peso corporeo durante gli spostamenti.
Sono animali solitari e si aggregano solo per scopi riproduttivi. I maschi adulti di questa specie possono arrivare a pesare anche 1000 kg e superare i 3 metri di lunghezza, mentre le femmine sono grandi circa la metà dei maschi, pesando a malapena 250 kg, ad eccezione di quando sono gravide e arrivano a pesare anche 500 kg. Inoltre, queste raggiungono una lunghezza massima di 1.50 m e i piccoli alla nascita sono ciechi e pesano meno di 1 kg. L’accoppiamento avviene in primavera e la mamma scava una tana nella neve dove vi rimarrà fino a che non nascono i piccoli. I cuccioli, tra l’altro, solo per i primi due anni e mezzo vivranno con la mamma, dalla quale impareranno a cacciare prima di allontanarsi e intraprendere la loro vita in autonomia. La longevità è di circa 25-30 anni in natura e 35 anni in cattività.
L’orso polare, nonostante la sua possente mole, riesce a raggiungere anche i 50 km/h in corsa, specialmente quando deve compiere scatti repentini per catturare le prede e la pressione del suo morso arriva ad essere anche di 550 kg. Sebbene l’orso bianco sia un animale terrestre ben adattato alla vita tra i ghiacci e la neve, possiamo annoverarlo anche tra i predatori marini, siccome è un agile ed abile nuotatore la cui fonte alimentare principale in mare è rappresentata soprattutto da foche, ma anche da trichechi, cetacei, pesci, granchi e molluschi. Per catturare le foche, gli orsi attendono pazientemente accanto ai buchi nel ghiaccio dove le foche emergono per respirare. Non appena un pinnipede marino mette la testa fuori, l’orso lo afferra con le possenti zampe e lo trascina fuori dall’acqua. I maschi, addirittura, riescono anche a predare beluga e narvali, nonostante le enormi dimensioni e le “armi di offesa” di questi ultimi, come la lunga zanna presente nei maschi di narvalo. L’orso riesce quindi ad entrare in acqua silenziosamente, assalendo i cetacei agilmente colpendone pinne e pancia, evitando di farsi ferire.
Essendo un predatore apicale in cima alla catena alimentare non ha nemici naturali, se non l’essere umano che, nel corso dei secoli, ha ucciso questi mammiferi solo per legittima difesa o per utilizzarne le pelli a scopo termico. Solo i piccoli possono diventare preda di lupi, orsi bruni, neri e anche di altri orsi polari.