Il vermocane Hermodice carunculata, noto anche come verme di fuoco barbuto, è un polichete che, grazie alle sue “setole” (chete) calcaree bianche che sporgono dal suo corpo e che sono ricche di tossine, è in grado di urticare qualsiasi superficie biologica con cui venga a contatto, compresa la pelle degli esseri umani. Le chete, infatti, al momento del contatto, vengono conficcate nel derma e rimuoverle diventa alquanto laborioso, soprattutto per l’elevata numerosità e la piccola dimensione delle setole.
Questo “piccolo” invertebrato era già noto nell’antica Grecia e, secondo la leggenda, veniva rappresentato o come un cane strisciante privo di arti o come un insetto degli inferi in grado di abbaiare. Le prime segnalazioni nel Mar Mediterraneo risalgono invece all’Ottocento, quando la sua presenza fu segnalata nella parte orientale del Mare Nostrum e nel Golfo di Napoli.
Il vermocane è una specie comune nel Mar Mediterraneo e vive su fondali rocciosi compresi tra i 5 e i 20 metri di profondità. Ha una colorazione corporea che va dal rosso, all’arancio, al viola e, per essere un verme, ha dimensioni notevoli, dato che può raggiungere anche i 50-75 cm di lunghezza! Le setole bianche che ricoprono i lati del corpo di questi animali fungono invece sia da meccanismo di difesa che per ferire e immobilizzare le prede.
È sicuramente uno degli animali marini più voraci e opportunisti, nonostante sia solo un piccolo verme: è in grado, infatti, di nutrirsi di spugne, anemoni, stelle marine, cetrioli di mare, meduse, ricci e coralli, tutti animali che vivono fissi al substrato o che compiono movimenti molto limitati e, in caso di scarsità di cibo, diventa anche saprofago, nutrendosi di pesci e altri organismi morti, oltre che dei suoi conspecifici feriti o moribondi. Questo dimostra che il ruolo ecologico del vermocane sia decisivo nella catena alimentare marina, in quanto questo verme è in grado di controllare le popolazioni delle sue prede e gli equilibri delle comunità bentoniche.
Purtroppo, nel Mar Mediterraneo il numero di individui e il potenziale invasivo di questa specie sono cresciuti esponenzialmente nel corso del tempo, ripercuotendosi sulle dinamiche delle comunità marine. Le caratteristiche che gli hanno consentito di ampliare notevolmente il suo areale sono state: l’elevata capacità di dispersione delle larve, la versatilità alimentare e la mancanza di predatori. Infatti, tolte le poche specie di pesci ossei atlantici che se ne nutrono, nel Mediterraneo questo polichete può operare indisturbato, tanto che il suo areale si sta espandendo dall’area meridionale del Mare Nostrum a quella settentrionale, raggiungendo anche le coste dell’Adriatico. I cambiamenti climatici e il riscaldamento delle acque sono tra le prime cause di questa imminente espansione, dato che è una specie che predilige acque calde subtropicali. In questo modo, il vermocane sarà in grado di trovare sempre di più nuovi substrati da colonizzare e condizioni favorevoli alla sua sopravvivenza che si ripercuoteranno sulla biodiversità locale.